Rita Atria e il coraggio di rompere il silenzio
- Giorgia Lisa Ricciardi
- 3 giorni fa
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Rita Atria aveva solo diciassette anni. Era nata in una famiglia mafiosa, a Partanna, in provincia di Trapani. Per lei la mafia era sempre stata qualcosa di normale, finché la violenza non le portò via tutto: prima il padre, poi il fratello. Fu allora che capì cosa c’era davvero dietro quella parola: paura, sangue, silenzio.
Rita decise di fare una scelta diversa. Si rivolse a Paolo Borsellino e iniziò a raccontare ciò che sapeva. Non era facile, aveva diciassette anni e il coraggio di chi non vuole più fingere. In lui trovò fiducia, protezione, la sensazione che la giustizia potesse valere qualcosa.
Ma quando Borsellino fu ucciso, nel luglio del 1992, Rita crollò e rimase sola.
Nel suo diario scrisse:
“Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta.”
Pochi giorni dopo si tolse la vita.
Aveva diciassette anni, ma la sua storia vale come una vita intera.
Rita Atria non è solo una vittima, è una ragazza che ha avuto il coraggio di ribellarsi al mondo in cui era nata.
Ha creduto che dire la verità fosse l’unico modo per essere libera. Oggi il suo nome non può essere dimenticato. Ricordarla significa non voltarsi dall’altra parte. Significa credere che la giustizia, anche quando fa male, è sempre la scelta giusta.












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