Giovanni Losardo, un esempio d'integrità

La storia di Giannino Losardo s'intreccia con quella del giovane Peppe Valarioti. Losardo, sindaco del Comune di Cetraro, dirigente del Pci, segretario generale della Procura di Paola e assessore ai lavori pubblici e alla pubblica istruzione, era conosciuto da tutti come una figura cristallina e rigorosa. Siamo sulla costa tirrenica cosentina: qui, il 21 giugno del 1980, è stato ucciso mentre, a bordo della sua auto, rientrava a casa dopo un’animata seduta del consiglio comunale.

La sua fermezza di principi si è sempre manifestata in tutti gli aspetti dell’attività: dal lavoro negli uffici giudiziari all’impegno politico e amministrativo. In tutti questi campi Losardo si è comportato coerentemente, rivelandosi una figura estremamente «scomoda» per gli interessi mafiosi che, negli ultimi anni, sono penetrati in grande scala su tutta la costa tirrenica della provincia di Cosenza.

In Calabria, proprio in quel periodo, venne assassinato a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, Giuseppe Valarioti. Due efferati delitti che indussero Enrico Berlinguer, accompagnato da Pio La Torre, a recarsi in Calabria e, proprio nella piazza di Cetraro, davanti ai cittadini, sottolineò la crisi di un sistema politico che non funzionava e che si lasciava trasportare dal fenomeno della criminalità senza alcuna difficoltà.

La vicenda di Giannino Losardo, come quella di Peppe Valarioti, rappresenta uno spartiacque in una Calabria sempre più prigioniera di quel familismo amorale e di una politica rinchiusa nel proprio castello dorato, che ci indica da quale parte stare. Giannino e il giovane Peppe hanno avuto il solo difetto di essere stati "profeti della denuncia". Due storie avvolte, per troppi lunghissimi anni, da fitte nebbie.

Oggi il procuratore di Paola, Domenico Fiordalisi, ha riaperto il caso Losardo per schiarire tutte quelle nubi e far prevalere la luce dopo 44 anni.