Credenti e credibili
- Francesco Garofalo

- 29 ott
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Nel cielo della Sicilia, a metà strada tra Agrigento e Caltanissetta, su un territorio collinare, a Canicattì, si accese una stella: Rosario Livatino. E ogni anno, il 29 ottobre, è la sua memoria liturgica. È stato e rimane un modello per l'impegno qualificato dei laici nella vita pubblica.
Beatificato ad Agrigento, il giovane giudice ucciso dalla mafia all’età di 37 anni, il 9 maggio 2021 è stato beatificato. Un magistrato, che Papa Francesco ha definito "martire della giustizia e della fede". Il Beato Rosario, nato nel 1952 a Canicattì in Sicilia, dopo aver completato i suoi studi presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Palermo e aver superato il concorso in magistratura, ricoprì vari incarichi fino a quando fu promosso alla carica di giudice a latere del Tribunale di Agrigento nel 1989. Il suo carattere integerrimo, fu particolarmente evidente nel suo lavoro in Tribunale. Nonostante la pressione che la mafia locale e altri gruppi della criminalità organizzata esercitavano sui vari rappresentanti dello Stato e, in particolare, le minacce di morte che gli furono rivolte, lottò incessantemente contro la corruzione, ottenendo numerose vittorie su questi gruppi e portando al sequestro dei beni di loro proprietà e a numerosi arresti. La coraggiosa integrità e la dedizione alla giustizia, che costantemente lo guidarono nel suo lavoro, furono conosciute da tanti fino al giorno del suo assassinio, all'età di 37 anni, nel 1990, per ordine dei gruppi del crimine organizzato. Da Livatino, impariamo che la santità ha il sapore della speranza che non si arrende, della coerenza che non si piega e dell’impegno che non si tira indietro, perché ogni angolo buio del mondo, compreso il nostro, abbia l’opportunità di rialzarsi e guardare lontano.
Oggi intendiamo ribadire l’urgenza di questa conversione, quale eredità congiunta che ci consegna: "quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili". Un esempio che infonde speranza. Questo è il lascito di Rosario Livatino.












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